IL GIARDINO NATURALE, SELVATICO E BIODIVERSO

IL NOSTRO GIARDINO NATURALE

PER OSPITARE  LA BIODIVERSITA’ E LE FAUNA SELVATICA

 

Da molto tempo desideravo che nella fattoria ci fosse più spazio per la vita selvatica.

Mi domandavo se e com’era eventualmente possibile inserire anche gli animali selvatici in un progetto di pet therapy, salvaguardandone il benessere e rispottandone i diritti.

Dal punto di vista etico, etologico e pratico l'attività terapeutica ed educativa con gli animali prevede la partecipazione esclusiva degli animali domestici, è, perciò, tassativamente escluso  usare animali appartenenti alla fauna selvatica.

La ricchezza emotiva, gli stimoli mentali e la sensazione di benessere che può offrire l’osservazione di un animale selvatico nel suo ambiente, ritengo non abbia eguali (almeno dal mio punto di vista) .

Ma non solo; lo spettacolo della natura in sé è uno scrigno di emozioni.

Presso alcune culture come ad esempio quella giapponese, la fioritura dei coliegi è un evento nazionale ed è una festa “Hanami”.

 

Le pagine scritte da S. Francesco D’Assisi nel cantico delle creature esprime gioia ed entusiasmo nella contemplazione della bellezza del creato...

A me piace pensare e sperimentare strade controcorrente, mi sono chiedo se esiste un modo assolutamente e completamente rispettoso degli animali selvatici che possa comunque coinvolgerli come partners nei progetti terapeutici, riabilitativi ed educativi.

Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 ho acquisito un'area di terreno, confinante  con la fattoria, di circa 2000 metri quadrati, incolta da decenni ed originatriamente piantumata con  ulivi.

L'area era terrazzata, con terrazze  alte, lunghe e strette, sorrette da muri a secco che hanno visto scorrere i secoli, in buona parte crollati sotto il peso degli anni.

Le piante di ulivo, sommerse da metri e metri di rovi e dalla vegetazione mediterranea, sono cresciute smilze e  alte, in parte sono seccate e sostituite da alberi di roverella cresciuti spontaneamente.

In pratica, una scarpata coperta di rovi... però  una bella e suggestiva sfida e tanta potenza vitale celata all’occhio disattento.

 

L’INIZIO DEI LAVORI

 

L’idea fondamentale era quella di creare un “giardino naturale” a bassissimo impatto e manutenzione dove la natura selvatica potesse esprimersi, e interagire con l’uomo, ospite rispettoso.

La prima cosa  che ho dovuto fare è stata una lunga meditazione e osservazione per “sentire” l’energia del luogo e capire che cosa c’era sotto l’intrico vegetale.

Quando le idee si sono schiarite e nella mente ha cominciato a delinearsi il progetto mi sono messo a  pulire l'area per farne emergere le potenzialità.

Nell'inverno 2012 ho iniziato un lungo lavoro di pulizia con l'ausilio di decespugliatore, sega, cesoie e roncola.

Ho cominciato a rimuovere i rovi e la vegetazione troppo intricata,a  liberare la chioma degli alberi e a mettere in evidenza i cespugli.

Non volevo assolutamente rasare tutta la vegetazione, sarebbero bastate una o due giornate con la ruspa, ma sarebbe stato, a mio avviso, un vero e illogico delitto desertificare tutto per poi dover ripiantare le essenze vegetali che avevo prima eliminato.

Ho così cercato di eliminare o ridimensionare quasi esclusivamente  i rovi e poche altre piante, conservando il più possibile la flora autoctona.

Ho cercato di contenerla e ridimensionarla con potature e diradamenti mirati, in modo tale da rendere l'area fruibile senza distruggerne la biodiversità.

Dalla massa di rovi sono emerse piante di Alloro, Lentisco, Ligustro, Viburno, un Sorbo domestico, Mortella, Edera , Rosa  canina, Biancospino, Pruni e ciliegi selvatici ...

Tutte piante preziosissime in un giardino naturale.

L’idea era proprio questa, creare un giardino naturale, luogo da esplorare e da scoprire, che offrisse cibo e rifugio agli animali selvatici da osservare, da studiare, da rispettare e da proteggere.

Dall'apperentemente uniforme intrico vegetale è emerso uno scrigno di ricchezza inimmaginabile.

 

L’ARRIVO DEI PRIMI ABITANTI

 

Pochi giorni dopo che sono stati ripuliti i terrazzamenti dalla massa vegetale, e sono stati aperti varchi e i corridoi per permettere l'accesso, come dal nulla, sono  comparsi decine  di uccelli di numerose specie svernanti, che hanno subito approfittato degli spazi aperti, dei nascondigli, delle ultime bacche invernali rimaste, del suolo ricco di humus, di insetti e vermetti, celati sotto le foglie morte e ancora intirizziti, che finalmente e facilmente diventavano raggiungibili.

Penso che questi uccelli fossero, almeno in parte, già presenti nell'area, ma certamente non così visibili, nascoti com'erano da una massa impenetrabile di rovi.

Merli, cince, pettirossi e capinere hanno subito approfittato delle nuove opportunità a hanno colonizzato l'area per la restante parte dell'inverno.

Sul finire dell'inverno 2011- 2012, quando il primo tiepido sole cominciava a riscaldare la terra,  prima della ripresa vegetativa, ho messo nuovamente mano alle cesoie, mi sono concentrato nelle potature  di contenimento per infoltire  e rinforzare i cespugli e gli alberelli , aprendo ulteriori spazi tra la vegetazione preesistente.

Ho piantato alcuni alberi da frutta  e ho seminato altre essenze vegetali mediterranee che potessero incrementare l'offerta ecologica del sito.

Hanno così trovato posto due piante di Nocciolo, alcuni Mandorli , due piante di Gelso ( Morus alba e M. nigra),  Cachi, Fichi , Ciliegi, Nespoli europei, Corniolo, Ribes, Uvaspina, Corbezzolo ...

Alcune piante acquistate presso i vivai, altre ottenute da talea o da seme.

Agli inizi di Marzo ho falciato l'erba alta  nelle zone che non erano state coperte, soffocate  e ombreggiate  dalla vegetazione cesugliosa, con una leggera e superficiale scarificazione del terreno, approfittando delle zone più aperte ed soleggiate, ho preparato il terreno.

 Ho mescolato, terra argillosa, acqua e sabbia setacciata con alcune manciate di semi di piante erbacee selvatiche, da giardino e da orto, delle quali una buona percentuale di legumionose,  ne ho ricavato delle palline che ho disperso qui e là nelle aree preparate.

Mi sono ispirato il metodo della “non coltura” elaborato dal maestro Masanobu Fukuoka.

e ho così preparato la base del mio "giardino selvaggio e biodiverso".

In breve questo giardino selvatico, che stava strutturandosi, è stato colonizzato spontaneamente da tantissimi animali, non ho avuto bisogno di introdurli e non avevo alcuna intenzione di farlo, gli animali sono arrivati da soli, migrando dalle aree vicine, meno ospitali, e l'accuidirli è diventata , per me, l’occasione di un futuro progetto  terapeutico, educativo, socializzante... per i bambini e i  disabili che frequentano giornalmente, la fattoria.

In questi interventi assistiti con gli animali, la relazione e il rispetto per  l'animale selvatico, non nasce necessariamente dal contatto e dalle “coccole” ma parte dal rispetto per la terra, dall’osservazione, dall’approfondimento, dalla conoscenza.

 

GLI ANIMALI OSPITI DEL GIARDINO; NON FARLI DIVENTARE “DOMESTICI”

 

Il giardino è, oggi, frequentato da svariate classi di animali:

Mammiferi come i ricci, i topolini campagnoli, le arvicole, un tasso che nottetempo si avventura scavando buche per stanare i lombrichi, e  cerca  chiocciole e  frutta caduta.

Tanti uccelli  passeriformi di numerosissime specie migratori svernanti e nidificanti.

Rettili: lucertole muraiole, ramarri verdi,  geghi, orbettini, luscengole e serpi come il Colubro lacertino ( Malpholon monspessulanus), un serpentello che in Liguria è specie endemica, e che può raggiungere anche le dimensioni considerevoli di quasi tre metri di lunghezza ( nel giardino ce ne sono due)

Gli anfibi come le onnipresenti raganelle verdi e i rospi, che colonizzano le zone più umide, ma anche le salamandre   che si nascondono tra il muschio e le foglie del sottobosco per apparire, quasi dal nulla, nei giorni di pioggia primaverili ed estivi.

E per finire gli insetti, grandi e piccoli, colorati o mimetici, numerosi, che danzano nella luce del crepuscolo, volano tra i fiori sotto il sole cocente  in un via vai continuo e incessante.

C’é la possibilità, ed è relativamente facile, incrementare la presenza di questi animali selvatici offrendo loro del cibo.

In numerosi parchi naturali del mondo il cibo offerto dai turisti agli animali selvatici sta creando non pochi problemi, dei quali, in ultima analisi, pagano il prezzo gli animali stessi.

Ovviamente non mi trovo di fronte un grizzly del parco di Yellowston, ma anche un pettirosso troppo “domestico” perché  è diventato dipendente dal cibo “umano” corre il rischio di fare una brutta fine.

Ho pensato a una possibile soluzione che favorisse le opportunità ecologiche ma che non le stravolgesse; un intervento soft, come sempre, l’uomo, dovrebbe comportarsi  nei confronti della natura: “Entrare in punta di piedi, chiedendo il permesso, in un mondo che non è solo nostro ma di tutte le creature che lo abitano”

Questo giardino selvaggio offre mille opportunità e nicchie ecologiche, attrattive per la fauna selvatica che ho voluto  incrementare con piccoli accorgimenti : lasciare, in un cantuccio semiombroso, due cataste di legno e ramaglie a  marcire, colonizzati dai funghi e dai muschi, cibo per insetti xilofagi,  per le termiti, rifugio e tana del riccio e luogo del letargo invernale dei rospi;

Un angolo umido colonizzato dalle ortiche, nutrici per i bruchi di molte specie di vanesse;

Lasciare un po’ di fichi caduti, divorati avidamente dalle vespe e dagli uccelli, durante il giorno, dai ricci e dal tasso all’imbrunire...

Ora, avevo preparato la base, ho continuato ad arricchire e piantumare  il giardino per incrementare ulteriormente la biodiversità e  inserire qualche elemento artificiale di grande aiuto.

In un giardino  naturale, “ selvatico e biodiverso”occorre un punto d'acqua, esposto parzialmente al sole, che diventa luogo di riproduzione per gli anfibi, punto di attrazione per gli uccelli e numerosissimi insetti...

La possibilità di approvigionameto d'acqua per la sopravvivenza della fauna selvatica è sempre un fattore importantissimo.

Non servono grandi opere, laghi, laghetti o vasche con fontane elaborate, è sufficiente un piccolo stagno o un fosso profondo pochi centimetri di alcuni metri quadrati di superficie, fatto con una buca scavata nel terreno, impermeabilizzata con un apposito telo protettivo, le cui rive sono  coperte di terra, sassi, sabbia e vegetazione, che conserva in permanenza, al suo interno, alcuni centimetri d'acqua.

E' essenziale che abbia sponde dolcemente degradanti e accessi che non costituiscano pericoli per la fauna che va ad abbeverarsi, e poi serve una zona di terra bagnata ricoperta di pochi millimetri d'acqua nella quale si abbevereranno molti insetti: le api, le farfalle...

L'acqua appena introdotta nello stagno , in poco tempo, è diventata,  a causa della eutrofizzazione dovuta alla quantità di sali in essa disciolti, tutta verde di alghe, ma con un po' di ombreggiamento, qualche pianta palustre e un po' di pazienza è tornata limpida nell'arco di qualche decina di giorni.

In altre parole ho cercato di mantenere e incentivare un ambiente ricco di diverrsità, a bassissimo impatto con  un altissimo valore ecologico, e a basso costo..

 

I NIDI ARTIFICIALI

 

Durante la primavera e l’estate sono spuntati tantissime piante e i fiori, che fino all’inizio dell’autunno hanno attratto nugoli di farfalle che volteggiavano e si corteggiavano assiduamente.

Con l’arrivo dell’autunno è giunto il momento di pensare ai nidi e alla mangiatoia per gli uccelli.

Con largo anticipo rispetto  all’arrivo dei primi freddi, ho costruito una mangiatoia con tettuccio e una decina di nidi artificiali.

Perché costruire i nidi artificiali? La maggior parte degli uccelli o della fauna che li utilizza sono animali che nidificano nelle cavità degli alberi o dei muri.

Queste cavità naturali si possono trovare quasi esclusivamente nei vecchi tronchi di alberi  scavati dal tempo, dalle  avversità e dalla colonizzazione dei funghi.

Questi alberi vecchi vengono spesso abbattuti perché instabili e pericolosi o non più produttivi, con il risultato che i siti di nidificazione sono diventati sempre più  rari.

Semplici cassette di legno ben fatte e ben sigillate, con un foro di entrata di diametro adeguato alla specie che si vorrebbe ospitare, fissate al tronco di un albero, sono una soluzione ideale ed estremamente gradita dalle specie nidificanti o svernanti.

Queste cassette, ospitano non solo uccelli, sono state colonizzate anche da pipistrelli, topi, ghiri, calabroni ecc.

E’ necessario posizionarle per tempo, nel mese di novembre, perché gli uccelli si abituino a vederle prima dell’arrivo della primavera, ma non troppo presto perché, altrimenti rischiano di essere occupare soprattutto dai calabroni e dai topi.

Il luogo ideale per sistemare  questi nidi è in una zona tranquille e poco frequentata, sul tronco di un albero frondoso,un po’ inclinati in avanti, per evitare che possa entrare la pioggia,  un po’ nascosti dalla vegetazione, ad un’altezza di 2,5 -3 metri, con il foro di ingresso rivolto a est o a ovest .

E’opportuno che i nidi abbiano dimensioni diverse e fori di ingresso didiametro differente, in modo da poter ospitatre varie specie ( io ne ho costruito di più piccoli con foro di 4,5-5 cm per le cinciarelle, più grandi con il foro di 7-9 cm per gli storni e l’upupa ecc)

 

 

LA MANGIATOIA

La mangiatoia serve esclusivamente per fornire una integrazione alimentare agli uccelli svernanti durante la stagione avversa,quando il loro cibo naturale scarseggia.

Il cibo fornito nella mangiatoia non deve diventare il sostituto delle loro normali fonti di alimentazione.

Per questo la mangiatoia si comincia a rifornire di cibo con il sopraggiungere dei primi freddi e si cessa di rifornirla, gradualmente, quando cominciano le prime giornate più tiepide.

Occorrono alcuni giorni perché gli uccelli prendano confidenza con la mangiatoia, dopo di che la frequenteranno con assiduità.

La mangiatoia deve essere sistemata in un posto tranquillo e sicuro ( dalla predazione dei  gatti, dalle incursioni dei ratti ecc.) a circa 1-2 metri di distanza da cespugli e rami degli alberi, per far si che gli uccelli abbiano un buon punto di osservazione prima di avvicinarsi in sicurezza e non ci siano nascondigli che favoriscano l’agguato dei predatori.

I cibi con i quali possiamo rifornire regolarmente e quotidianamente la mangiatoia sono molti, ma io preferisco utilizzare cibi naturali, conformi con ciò che dovrebbero poter trovare in natura:

Frutti e bacche, mandorle, nocciole, pinoli, noci,  miscele di semi per i canarini, semi di girasole... con qualche concessione alle arachidi, ovviamente non salate.

Questi semi sgusciati e spezzettati possono essere mescolati ad un po’ di strutto o margarina fusi, che raffreddandosi si solidificano inglobandoli.

Questo preparato, raccolto in un barattolo basso, oltre che ai semi , fornisce anche il grasso che è fonte di energia nei giorni più freddi.

Io, per favorire maggiormente anche gli uccelli più strettamente insettivori, somministro, in un piattino, anche alcune camole della farina ( larve di Tenebrio molitor) e grilli che normalmente sono venduti nei negozi come alimento per gli uccelli e i rettili in cattività.

Questi invertebrati, possono essere conservati, per un alcuni giorni in frigo, e somministrati già morti, pochi per volta, in modo che siano consumati in giornata.

La mangiatoia è attraente per tantissimi uccelli, e i primi ad approfittarne sono i più invadenti piccioni torraioli.

E’ sufficiente che uno di loro trovi la fonte di cibo che in poco tempo si sarà invasi.

Non sarebbe, in sé un grave problema, però i colombi divorano tutto in pochi minuti e tutti gli altri uccelli rimangono a becco asciutto.

Io ho provato a porre rimedio all’inconveniente circondando la mangiatoia con una rete metallica plastificata, di quelle usate da recinzione.

I piccioni non possono passare ma solamente rubare qualche seme introducendo la testa e il collo e rimanendo in equilibrio precario appesi al bordo.

Ho anche utilizzato del filo di ferro molto fine e  plastificato  sul quale ho inserito mandorle, noci, pinoli, arachidi, insetti ecc.  a formare una collana o uno spiedino ( come lo chiamano i miei ragazzi pazienti psichiatrici) che, appeso alla mangiatoia con un gancetto, è frequentato soprattutto dalle cince che sono  veri e propri acrobati, mentre i fringuelli riescono a mangiare i pinoli afferrandoli con il becco senza posarsi, ma rimanendo in volo.

       

 

I ragazzi disabili e i pazienti psichiatrici si sono impegnati moltissimo sia a realizzare la struttura in legno sia a rifornirla regolarmente di cibo e a preparare gli “spiedini”.

Con l’arrivo della primavera la mangiatoia cessa la sua funzione, con gradualità non sarà più rifornita di cibo, e gli uccelli torneranno al loro nutrimento naturale.

E’ importante sottolineare che il supporto alimentare, una volta iniziato deve essere assolutamente costante perché diventa una fonte energetica sulla quale gli uccelli, durante l’inverno, fanno affidamento... Un uccellino che volando per raggiungere la mangiatoia consuma  molte energie, se non riesce a reintegrarle trovandola vuota, può significare la morte.

Se non si è certi di poter mantenere questa costanza è meglio non cominciare.

 

IL GIARDINO PER LE FARFALLE

 

Per incentivare le farfalle a scegliere di vivere nel giardino occorre offrir loro: un ambiente senza pesticidi né erbicidi, né concimi chimici, nutrimento per i loro bruchi, nutrimento per gli adulti, sole, protezione dal vento più forte, alcuni punti adatti agli incontri e ai corteggiamenti.

Nel giardino naturale, selvaggio e biodiverso sono banditi tutti i veleni.

La scelta delle piante è fondamentale; non servono le elaborate, appariscenti e sorprendenti essenze orticole ed esotiche.

I bruchi delle farfalle europee si nutrono delle foglie di piante autoctone e sono perciò inutili, a questo scopo, la maggior parte delle piante esotiche.

Le crucifere spontanee e coltivate ( cavoli, rape, ravizzone...) le apiacee, un tempo chiamate ombrellifere ( finocchio, aneto, carota selvatica e coltivata, ferula...), le ortiche, i cardi, i pruni, il biancospino ecc. offrono foglie appetite dai bruchi di numerosissime specie di farfalle: le cavolaie (Pieris brassicae, Pieris napi...), il macaone (Papilo machaon) , le vanesse ( Vanessa io, Vanessa cardui, Aglais urticae...)  il podalirio (Iphiclides podalirius)  e poi le falene notturne, anche la grande Pavonia maggiore ( Saturnia pyri )...

Moltissime farfalle, gradiscono le erbe, graminacee e  leguminose spontanee... lasciando spazio alla flora selvatica, e seminando qua e là le comuni piante dell’orto, ho ottenuto una mensa ben fornita per i bruchi che ha attirato nugoli di farfalle riproduttrici in corteggiamento e in deposizione.

Per nutrire le farfalle adulte ho piantumato e seminato essenze scelte per la produzione di nettare appetito dai lepidotteri.

Anche in questo caso, molte piante esotiche sono inadatte perché si sono evolute in funzione delle particolari caratteristiche dei loro specifici impollinatori che nei nostri paesi non  esistono.

I fiori di alcune piante sono, ad esempio, impollinate dai colibrì, dai pipistrelli o da insetti con particolari apparati succhiatori, queste piante, per le nostre farfalle, non sono utili.

Non lo sono nemmeno  le cultivar orticole ibride ( spesso sterili e quindi con nulla o scarsa produzione di polline e di nettare)  o i fiori  grandi e stradoppi nei quali gli stami  e i pistilli sono stati trasformati in petali.

Ci sono, tuttavia, anche piante esotiche che possono fornire nutrimento alle nostre farfalle più accondiscendenti, altre come la bella di notte ( Mirabilis ialapa) che ha una lunga corolla tubulare ed è attivamente frequentata, al crepuscolo  dalle  farfalle sfingi ( Sphinx ligustri, S. nerii, Macroglossa stellatarum...) che  hanno un apparato succhiatore adatto per i fiori  autoctoni con corolla a forma tubolare  e lunga come il caprifoglio ( Lonicera spp.)  l’oleandro ( Nerium spp.) ecc.

Ci sono anche piante che, sebbene di origini  esotiche, non possono mancare in un giardino per le farfalle; due di queste sono la Lantana camara e la Buddleia davidii che, non a caso, è chiamata  “albero delle farfalle” proprio per la sua capacità di attrarle irresistibilmente.

I fiori “attraernti” della flora spontanea sono moltissimi: i fiori delle  lamiacee come la lavanda, le salvie, il timo, l’origano, la menta , le composite come le margherite, i cardi coltivati che hanno grandissimi fiori blu violetto, i girasoli, il topinambour ( Heliantus tuberosus) gli aster ecc.

E’ un universo ricchissimo di specie, di profumi e di colori, ma è importante considerare che le farfalle hanno necessità di nutrirsi dai primi tepori della primavera ( tra le prime farfalle a risvegliarsi dopo l’inverno ci sono le gialle Cedronella (Gonepterix rhamni) che trovano i primi fiori delle primule, delle viole o dei crochi ), fino al tardo autunno all’inizio dei primi freddi invernali con le ultime fioriture tardive degli aster.

Io ho, perciò, piantato e seminato piante con fioriture sequenziali, continue per  la maggior parte dell’anno dalla primavera al tardo autunno.

Il punto d’approvigionamento d’acqua è molto importante, le farfalle si posano in una zona di terra bagnata  e la aspirano con lo loro spiritrombe.

Insieme all’acqua, le farfalle, aspirano sali minerali, microelementi, proteine... che sono forniti dal dilavamento del terreno, ma anche da processi fermentativi ecc.  molte farfalle,  ad esempio, aspirano avidamente l’acqua contenuta negli escrementi di mammiferi erbivori ( cavalli, mucche...)

Il piccolo stagno che ho costruito scarica il “troppo pieno” nel terreno circostante, dove ho miscelato la terra con  sabbia e  un  po’ di letame.

Il terreno é  mantenuto, in questo modo, costantemente umido, ed è l’ideale per attrae anche altri insetti come le api, le vespe,  i bombi,  molti coleotteri...

Le farfalle adulte non si  nutrono solo di nettare, alcune frequentano attivamente anche la frutta molto matura; qualche frutto che marcisce per terra, dimenticato sotto l’albero è molto attraente.

 

Da ultimo, è importante fornire alle farfalle una protezione dai venti più forti.

Ho assicurato la protezione conservando i cespugli folti che formano una siepe naturale, questa ripara alcune  aree di terreno esposte a sud e molto soleggiate; intorno a questa siepe le farfalle, dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno volano impegnate nelle loro danze aeree di corteggiamento.

Qui di seguito un elenco di essenze vegetali  nutrici per i bruchi delle più comuni farfalle che frequentano il giardino.

 

PIANTA

NUTRICE DEI BRUCHI DELLA FARFALLA

Cavoli da foglia ( broccolo, cavolfiore...)

Rapa, Ravizzone,Cardamine, Crescione dei prati,  varie crucifere spontanee

Pieris   brassicae                            Cavolaia maggiore

Pieris   napi                                    Navoncella

Pieris   rapae                                  Cavolaia minore

Anthocaris   cardamines

Ortica, Cardo

Vanessa   atalanta

Vanessa   cardui                             Vanessa del cardo

Vanessa   io                                      Vanessa occhio   di pavone

Aglais   urticae                               Vanessa dell’ortica

Rhamno, Alaterno

Gonepteryx   rhamni                      Cedronella

Varie specie di Caprifoglio

Limenitis   camilla                         Sibilla

Finocchio, Aneto, Ruta, Carota, Ferula

Papilo   machaon                          Macaone 

Pruni, Ciliegi, Prugnolo

Iphiclides   podalirius                   Podalirio

Corbezzolo

Charexes   jasius   (endemico   delle coste tirreniche fino alla Liguria)

Pioppo

Nymphalis   antiopa                      Vanessa antiopa   

Biancospino

Aporia   crataegi                           Pieride del biancospino

Viole, Lamponi

Arginnis   spp

Varie graminacee spontanee

Pararge   aegeria ;

Pararge   megaera                        Bruna dei prati

Pero

Saturnia   pyri                               Pavonia maggiore

Convolvolo

Herse   convolvuli                         Sfinge del convolvolo

Ligustro

Sphinx   ligustri                             Sfinge del   ligustro

Oleandro

Deilephila   nerii                            Sfinge   dell’oleandro

 

Piante nettarifere che attirano le farfalle ed epoca di fioritura nel  nostro giardino 

 

PIANTA

MESE   DI FIORITURA

G

F

M

A

M

G

L

A

S

O

N

D

Primule

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Viole  spp.

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Croco

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X

 

 

 

 

 

 

 

 

X

X

Elleboro

X

X

 

 

 

 

 

 

 

 

X

X

Gelsomino di S. Giuseppe.

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Violacciocca a fiore semplice

 

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Scilla

 

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Pratolina

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Rosmarino

 

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Trifoglio

 

 

 

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Erba medica

 

 

 

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Anemoni

 

 

 

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Pisello odoroso

 

 

 

 

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Rose botaniche

 

 

 

 

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Tagete

 

 

 

 

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Nicotiana

 

 

 

 

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Calendula

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Valeriana rossa

 

 

 

 

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Lillà,

 

 

 

 

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Ligustro

 

 

 

 

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Oleandro

 

 

 

 

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Lavanda

 

 

 

 

 

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Erigeron

 

 

 

 

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Achillea spp.

 

 

 

 

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Glicine

 

 

 

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Papavero

 

 

 

 

 

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Nasturzio

 

 

 

 

 

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Alcea

 

 

 

 

 

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Alisso annuale spp

 

 

 

 

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Alisso perenne spp

 

 

 

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Scabiosa

 

 

 

 

 

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Fiordaliso

 

 

 

 

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Salvie

 

 

 

 

 

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Mente

 

 

 

 

 

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Origano

 

 

 

 

 

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Timo

 

 

 

 

 

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Mirto

 

 

 

 

 

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Caprifoglio

 

 

 

 

 

 

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Jasminum

 

 

 

 

 

 

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Bella di notte

 

 

 

 

 

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Cardo

 

 

 

 

 

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Buddleja

 

 

 

 

 

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Lantana

 

 

 

 

 

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Eliotropio

 

 

 

 

 

 

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Cosmea

 

 

 

 

 

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Crisantemo

 

 

 

 

 

 

 

 

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Margherite

 

 

 

 

 

 

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Bocca di leone,

 

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Aster settembrino

 

 

 

 

 

 

 

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Diantus, garofani piumino

 

 

 

 

 

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Girasole

 

 

 

 

 

 

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Lavatera- Malva

 

 

 

 

 

 

 

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Zinnia,

 

 

 

 

 

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Topinambour

 

 

 

 

 

 

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Piante che producono bacche frutti o semi  appetiti dagli uccelli:

PIANTA

CARATTERISTICHE

Alloro

Pianta dioica         Solo le piante femminili fanno i frutti

Agrifoglio

Pianta dioica         Solo le piante femminili fanno i frutti

Ciliegio selvatico ( Prunus avium)

Dolce

Ciliegio dolce

Tutte le varietà coltivate

Fichi

Tutte le varietà coltivate

Meli Da fiore, da bacca e varietà selvatiche

Preferire le varietà a frutto piccolo e rosso

Ulivo

Varietà a frutto piccolo, molti uccelli ricercano e mangiano   solo le larve della mosca olearia scartando il frutto

Biancospino ( Crataegus monogyna)

Tutti i biancospini che producono bacche

Pyracanta

Preferire le varietà a frutto rosso

Azzeruolo  (   Crataegus azerolus)

Preferire le varietà a frutto rosso

Mandorlo dolce

Preferire le varietà  a guscio tenero

Corbezzolo

 

Gelso

Sia bianco che nero, meglio il nero

Giuggiolo

 

Sorbo domestico       ( Sorbus domestica)

 

Sorbo degli uccellatori   ( Sorbus aucupiaria)

Particolarmente ricercato dagli uccelli

Sorbo montano         ( Sorbus aria)

Particolarmente ricercato dagli uccelli

Sambuco ( Sambucus nigra, Sambucus racemosa)

Particolarmente ricercato dagli uccelli

Ligustro

Particolarmente ricercato dagli uccelli

Edera

Tutte le varietà selvatiche che producono bacche

Ribes  (   rosso, bianco e nero)

 

Rovo

Sia selvatico che coltivato

Lampone

 

Corniolo

Varie specie di Cornus da bacca

Eleagno  (   Goumi del Giappone)

Frutto esotico

Amelanchier    canadensis

Frutto esotico

Mirtillo nero

 

Mirtillo rosso

 

Aronia melanocarpa

 Frutto   esotico

Mirto

 

Ginepro

Varietà da bacca ( coccolone)

Girasole

Lasciare i capolini sfioriti con i semi

Mais, Frumento, Orzo, Avena, Sorgo

 

Miglio, Panico, Scagliola

Semi contenuti nelle miscele per i canarini

Cardo

Tutte le specie selvatiche e coltivate

Cosmea

Lasciate i capolini sfioriti  con    i semi

Phitolacca americana

Particolarmente ricercato dagli uccelli

Rosa canina, Rosa rugosa; Rosa pomifera

Tutte le rose botaniche da bacca

Nocciolo

 

Caprifoglio

Varie specie di Lonicera

Cotoneaster

Varie specie che producono bacche

Cachi

Preferire le varietà a frutto piccolo che maturano   sull’albero

Nespolo europeo     ( Mespilus germanica)

 

Evonimo

E’ tossico per l’uomo

Tasso

Taxus baccata    è tossico per l’uomo